La genesi del Vocabolario può essere fatta risalire agli anni ’40 dell’Ottocento. Durante le ricerche archivistiche sulla storia della marina pontificia, che avrebbero dato vita a importanti pubblicazioni (Guglielmotti 1876, 1886-1893), Guglielmotti raccolse anche i vocaboli tecnici dei documenti marittimi e militari con cui entrò in contatto, annotandone le definizioni, l’origine e i contesti d’uso (cfr. fig. 3).
Se l’idea di trasformare tali appunti in un’opera organica prese forma a metà del secolo, la stesura vera e propria del Vocabolario iniziò probabilmente solo negli anni ’70 dell’Ottocento, quando Guglielmotti poteva ormai contare su un’ampia base di annotazioni.
L’opera crebbe di volume man mano che lo studioso incorporava termini tratti da fonti classiche, medievali e moderne, con particolare attenzione dedicata a quelli di origine latina, greca e araba, che testimoniavano la complessità e la ricchezza del lessico marittimo e militare italiano.
Il Vocabolario marino e militare venne pubblicato nel 1889, pochi anni prima della morte di Guglielmotti, grazie al sostegno e alla collaborazione dell’Ordine Domenicano. L’opera riscosse un discreto interesse tra studiosi, ufficiali e appassionati di storia navale, che la riconobbero come un significativo contributo alla documentazione e alla comprensione del linguaggio tecnico dell’epoca.
Sebbene non abbia conosciuto un alto numero di ristampe (Guglielmotti 1967, 1987), l’opera rimane oggi un documento prezioso per lessicologi, filologi e studiosi di storia marittima e militare.
Tra le carte manoscritte di Guglielmotti, conservate presso l’Archivio Generale dell’Ordine dei Predicatori (AGOP) serie XIV, n. 195a-c, compaiono inoltre «belle illustrazioni» (Paoluzi 2012: 144) a completamento del testo del Vocabolario, di cui l’edizione a stampa è priva.
La fortuna del Vocabolario riflette la sua importanza come opera pionieristica nel panorama della lessicografia tecnica italiana, pur con alcune limitazioni legate al suo ambito specialistico e alla fase storica in cui vide la luce.
Data la natura altamente settoriale, il Vocabolario non raggiunse una vasta diffusione popolare. Alla sua uscita venne celebrato, è pur vero, nell’entusiasta recensione di Mariotti (1889); parimenti, fu usato tra le fonti principali del Vocabolario militare italiano di Urangia (1893) e – più di quarant’anni dopo – nel Dizionario di marina medievale e moderno della Reale Accademia d’Italia (1937). In generale però la sua conoscenza rimase circoscritta a un pubblico di nicchia, composto principalmente da accademici e storici interessati alle fonti linguistiche: militari, marinai, religiosi e archivisti che lavoravano in ambienti domenicani.
La fortuna critica del Vocabolario si è sviluppata in modo graduale, e ha avuto periodi alterni di interesse. Inizialmente gli studiosi apprezzarono la ricchezza della documentazione ivi contenuta, ma già a partire dalla metà del XX secolo il Vocabolario perse gradualmente visibilità, e la sua consultazione rimase limitata agli specialisti.
Ovviamente non mancarono eccezioni, tra cui è celebre quella di D’Annunzio che a più riprese, nelle sue poesie, impiegò i vocaboli tecnici contenuti nel Vocabolario, sfruttandone le definizioni «a guisa di marmo michelangiolesco, rimuovendone il soverchio, e cavandone una cosa d’arte» (Praz [1930] 1989: 421, le cui conclusioni sul riuso dannunziano di Guglielmotti furono successivamente confermate e approfondite da Martinelli-Montagnani 1979 e Nencioni 1980).
Benché Guglielmotti sia sovente menzionato in relazione al suo legame con la storia di Civitavecchia (De Paolis 1982, Toti 2003, 2007), negli ultimi decenni il Vocabolario venne progressivamente riscoperto, ma i giudizi degli studiosi sono sempre rimasti altalenanti.
Da un lato si ebbero studiosi che manifestarono un vivido e sincero entusiasmo per le ricerche del Padre domenicano, fra tutti Taurisano (1960: 47-48) che, a proposito del Vocabolario marino e militare, dichiarò: «Spinto dunque dall’inclinazione, dal genere di studi, dalla necessità, e specialmente da quell’alto senso di italianità che domina in tutti i suoi scritti, e di cui qualche critico ha creduto fargliene colpa, il Guglielmotti [...] volle dare alla marina italiana il linguaggio tecnico che le compete, senza mendicare parole e frasi straniere che bollava di santa ragione».
Pochi anni dopo, Zolli (1973: 91) affermò con più moderazione che, nel Vocabolario, «vi sono, non v’ha dubbio, definizioni garbate, aderenti alle cose descritte, talora elaborate con intenti artistici. Tuttavia non difettano le mende. Dalle stesse definizioni trapela non di rado uno spirito polemico poco atto alla oggettività scientifica. Le informazioni storiche sono numerose, ma spesso inesatte».
Il Vocabolario è anche menzionato – seppure in modo piuttosto rapido rispetto ad altre grandi imprese lessicografiche coeve – anche in Marazzini (2009). Da ultimo, al Padre domenicano è stata di recente riservata una sezione monografica dei Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, intitolata «Padre Alberto Guglielmotti, O.P.: un profeta inascoltato» (cfr. QDSP 2012).
Il titolo, Vocabolario marino e militare, evidenzia il focus dell’opera, che combina due ambiti tecnici: la marineria e il settore militare. La scelta del titolo riflette l’intento di fornire un repertorio terminologico completo, utile sia agli studiosi della storia sia ai professionisti del settore.
Il Vocabolario contiene uno scarno Proemio della lunghezza di mezza pagina, scritta dall’autore, che introduce in pochissime righe le preoccupazioni relative al crescente numero di forestierismi in ambito tecnico, che motivarono la realizzazione dell’opera: «Perché il nostro linguaggio tecnico di terra e di mare deriva dal pelasgo, comune ai greci ed ai latini, sarà bene sollevare la mente alle classiche fonti originali dei nostri maggiori, anzi che sottometterla alla servile dipendenza dei moderni idiomi stranieri; d’onde è venuta sempre, e crescerebbe sempre più, la nostra confusione» (Guglielmotti 1889: 1).
La veste tipografica è chiara e funzionale, priva di decorazioni, pensata per facilitare la lettura e la consultazione. Sono assenti dediche, indici e discussioni metodologiche.
Come anticipato dal titolo, l’opera si concentra su due ambiti principali: quello marittimo, comprendente la terminologia relativa alla navigazione, alla costruzione e agli armamenti navali, alle manovre e alla vita di bordo; e quello militare, con un’attenzione particolare dedicata al lessico della strategia, della tattica, dell’organizzazione militare e di armi e fortificazioni. Guglielmotti integra i termini desueti con quelli ancora in uso alla sua epoca, tracciandone le origini e i cambiamenti semantici.
L’autore utilizza una vasta gamma di fonti tecniche, tra cui documenti d’archivio (specialmente quelli relativi alla marina pontificia) e manuali specialistici, ma non disdegna neppure opere letterarie, cronache e testimonianze storiche di vario tipo.
Il processo di spoglio si basa su una lettura approfondita e sistematica delle fonti, con annotazioni dettagliate per ogni termine rilevante. La raccolta mira a preservare termini caduti in disuso, spiegandone il contesto storico e l’evoluzione.
Le voci – organizzate alfabeticamente – sono presentate in grassetto, nella loro forma base. Segue, in corsivo, la categoria grammaticale, a cui viene a volte affiancata (ma senza un criterio preciso che definisca quali voci ne siano meritevoli) l’etimologia del termine, la quale spesso viene fatta risalire fino al greco, come ad es. in «Dènte. s. m. (Dens, entis, m. Ὀδούς, ὀδόντος, δ.)» (Guglielmotti 1889: 565). In altri casi, tuttavia, più che segnalare l’origine del lemma, l’autore riporta, accanto alla voce italiana, il termine che gli sembra semanticamente più simile ai traducenti latini e greci, come avviene per «Mína. s. f. (Cuniculum, i, n. Ὑπόνομος, ου, δ.)» (Guglielmotti 1889: 1082). Questo procedimento ha fatto dire a Zolli (1973: 91-92) che «le etimologie [del Vocabolario] sono spesso fantastiche, e su di esse disgraziatamente sono fondate qualche volta definizioni inesatte».
Spesso viene ripresa la definizione del Vocabolario della Crusca o, più raramente, di altri vocabolari coevi: a tale definizione fa seguito una descrizione più estesa del termine, ad opera dello stesso Guglielmotti, che – qualora necessario – può suddividersi in più sottovoci, come per es. in «sbarcare» (Guglielmotti 1889: 1561) dove si distinguono quattro accezioni del verbo.
Talvolta nel dizionario vengono incluse anche voci dialettali, come nel caso di «Sprédo. venez. Detto di fondo, vale, Che non è netto» (Guglielmotti 1889: 1729).
Guglielmotti 1889: https://rep.archivio-alon.it/assets/17
Fig. 1: https://rep.archivio-alon.it/assets/18
Fig. 2: https://rep.archivio-alon.it/assets/19
Fig. 3: https://rep.archivio-alon.it/assets/20
Temistocle Mariotti, A proposito del Vocabolario marino e militare del p. Alberto Guglielmotti, «Rivista Militare Italiana» 34 (1889): 319-29.
Innocenzo Taurisano, Alberto Guglielmotti. La vita – Le opere – Le pagine più belle, Roma, Fratelli Palombi, 1960.
Paolo Zolli, Bibliografia dei dizionari specializzati italiani del XIX secolo, Firenze, Olschki, 1973.
Donatella Martinelli, Cristina Montagnani, Vocabolari e lessici speciali nell’elaborazione di ‘Alcione’, «Quaderni del Vittoriale» 13 (1979): 5-59.
Giovanni Nencioni, Lessicografia e letteratura italiana, «Studi di Lessicografia Italiana» 2 (1980): 5-30.
Carlo De Paolis, Alberto Guglielmotti, frate marinaro fra Roma e Civitavecchia, in Lunario romano, XI. Ottocento nel Lazio, a cura di Renato Lefevre, Roma, Fratelli Palombi Editori, 1982: 363-382.
Odoardo Toti, Riflessioni su Padre Alberto Guglielmotti, in Felice Guglielmi ed altri protagonisti dell’800 civitavecchiese, Civitavecchia, La Litografica, 2003: 119-39.
Piero Crociani, Guglielmotti, Alberto, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2004, vol. 61.
https://www.treccani.it/enciclopedia/alberto-guglielmotti_%28Dizionario-Biografico%29/
Gli autografi di Padre Alberto Guglielmotti nell’archivio storico di Civitavecchia, a cura di Odoardo Toti, «Bollettino della Società Storica Civitavecchiese» 4 (2007).
Claudio Marazzini, L’ordine delle parole. Storia di vocabolari italiani, Bologna, il Mulino, 2009.
Maria Ludovica Paoluzi, Le annotazioni geografiche nell’opera di Padre Alberto Guglielmotti, «Geostorie. Bollettino e notiziario» 20 (2012): 133-83.
Padre Alberto Guglielmotti, O.P.: un profeta inascoltato, «Quaderni del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università Cattolica del Sacro Cuore» 4 (2012): 109-50.
Alberto Guglielmotti, I bastioni di Antonio da Sangallo disegnati sul terreno per fortificare e ingrandire Civitavecchia l’anno 1515, Roma, Tipografia Belle arti, 1860.
Alberto Guglielmotti, Marcantonio Colonna alla battaglia di Lepanto, Firenze, Le Monnier, 1862.
Alberto Guglielmotti, Della Rocca d’Ostia e delle condizioni dell’architettura militare in Italia prima della calata di Carlo VIII, Roma, s. n., 1862.
Alberto Guglielmotti, La guerra dei pirati e la marina pontificia dal 1500 al 1560, Firenze, Successori Le Monnier, 1876.
Alberto Guglielmotti, Storia delle fortificazioni nella spiaggia romana, risarcite ed accresciute dal 1560 al 1570, Roma, Fratelli Monaldi, 1880.
Alberto Guglielmotti, Storia della Marina pontificia, Roma, Tipografia Vaticana, 1886-1893, 10 voll.
Alberto Guglielmotti, Vocabolario marino e militare. Ristampa anastatica, Roma, Mursia, 1967.
Alberto Guglielmotti, Vocabolario marino e militare. Seconda ristampa anastatica, Roma, Mursia, 1987.
Roberto Urangia, Vocabolario militare italiano. Compilato colla scorta dei migliori autori di opere scientifiche militari e dei vocabolari Guglielmotti, Bosi, Grassi, Fanfani, Petrocchi, Melzi, ecc., contenente notizie storiche, nozioni topografiche e tecnico scientifiche, Milano, Brocca, 1893.
Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica (1930), Firenze, Sansoni, 1989.
Reale Accademia d’Italia, Dizionario di marina medievale e moderno, Roma, Reale Accademia d’Italia, 1937.
Francesco De Feo, Carteggi di Cesare Guasti, II: Carteggio con Enrico Bindi. Lettere scelte, Firenze, Olschki, 1972.