Palmiro Premoli

Vocabolario Nomenclatore illustrato

(1909)


Scheda a cura di Stefano Miani

Autore

Palmiro Premoli

Titolo

Vocabolario Nomenclatore illustrato

Sottotitolo

Il tesoro della lingua italiana: spiega e suggerisce parole, sinonimi e frasi

Datazione

1909

Editore

Società editrice «Aldo Manuzio»

Luogo di pubblicazione

Milano

Tipologia testo
Nota bibliografica

Il Vocabolario nomenclatore di Palmiro Premoli, nonostante l’oggettiva qualità, importanza e, perché no?, bellezza, non ha avuto molta fortuna critica. Se escludiamo alcune recensioni uscite all’indomani della sua pubblicazione (per es. Calvi 1913), solo nella seconda metà del Novecento ne faranno cenno lessicografi e studiosi. come Migliorini (1961: 116), Serianni (1990: 78), Della Valle (1993: 78), Mengaldo (1994: 30). La ristampa anastatica del 1989 riaccende l’interesse per l’opera (Trifone 1991) e solo con Trifone (1994) si avrà uno studio meritatamente approfondito.

Storia editoriale

Il Vocabolario Nomenclatore di Palmiro Premoli, pubblicato a Milano in due volumi tra il 1909 (A-E) e il 1912 (F-Z) presso l’editore Aldo Manuzio, conobbe numerose ristampe. Già nel 1913, sempre a Milano ma presso l’editore Treves, esce una riduzione in volume unico destinata all’uso scolastico intitolata Nomenclatore scolastico (che avrà ristampe almeno fino al 1933) e, nello stesso anno, i tipi di Sonzogno pubblicano una ristampa dell’edizione maggiore. Nel 1916 sempre per l’editore Sonzogno esce un’edizione in cui compare un «prontuario di voci arabo-tripolitane compilato dal prof. Eugenio Levi», un «vocabolarietto» di poco più di cinquanta pagine, in cui le voci sono ordinate secondo un principio metodico – che garantirebbe secondo l’autore «il vantaggio didattico dell’associazione» – in diciotto sezioni (per es. «corpo dell’uomo» o i «cinque sensi») e in cui alla parola italiana viene affiancato il corrispondente arabo (il repertorio è quindi unidirezionale), per es. «scrupolo – reb».

Dopo la morte di Premoli (1917) si hanno varie ristampe dell’opera maggiore per lo più a cura dell’editore Treves (1920, 1925-1926, 1929, 1933). Segnaliamo un’edizione non datata (ma verosimilmente risalente ai primi anni trenta) per i tipi Treves-Treccani-Tumminelli che aggiunge all’Appendice di aforismi, massime, pensieri, presente fin dalla prima edizione un ulteriore Supplemento di vocaboli e frasi dell’uso più recente, non firmato, che consta di 35 pp. e in cui le voci sono disposte su due colonne. Il compilatore sembrerebbe aver cercato in qualche modo di uniformarsi al metodo onomasiologico del Premoli: per alcuni termini – che seguono comunque un ordine alfabetico – viene riproposto una specie di ordinamento analogico-metodico: per. es. la voce aeronautica, che copre ben 5 pp. è suddivisa in sottosezioni – come «parti dell’aeroplano», «tipi di aeroplano», «terminologia dell’aviazione» e «strumenti per la navigazioni aerea» – che al loro interno presentano parole ordinate alfabeticamente (ala, ala a sbalzo, allungamento dell’ala). Nel 1989 esce una ristampa anastatica della prima edizione, con lievi aggiustamenti editoriali, senza l’Appendice e il Supplemento, per l’editore Zanichelli di Bologna. Segnaliamo, infine, due edizioni del 1990 (a Genova per i tipi Dioscuri e a La Spezia per l’editore Melita).

Diffusione e fortuna

Il Vocabolario nomenclatore di Palmiro Premoli fu, sostanzialmente, un unicum nel panorama lessicografico novecentesco. Conobbe molte edizioni nel primo trentennio del Novecento, e sul finire del secolo, con la ristampa anastatica della prima edizione pubblicata dall’editore Zanichelli di Bologna, si riaccese l’interesse per questo affascinante repertorio lessicografico (cfr. Trifone 1991, 1994, 2009).

Paratesto

La descrizione che segue è basata sulle edizioni che è stato possibile esaminare: la prima edizione del Vocabolario Nomenclatore, pubblicata a Milano per l’editore Manuzio in due volumi (1909-1912), l’edizione del 1920, sempre in due volumi pubblicata dall’editore Fratelli Treves e l’edizione non datata Treves-Treccani-Tumminelli. Non è stata, invece, esaminata la riduzione del 1913, Nomenclatore scolastico, pubblicata a Milano dall’editore Treves. L’edizione anastatica del 1989 rielabora con disinvoltura la struttura (distribuisce alcune voci del secondo volume nel primo per renderli più omogenei nelle dimensioni, sposta l’elenco delle abbreviazioni all’inizio del primo volume, e cassa l’Appendice di aforismi, massime, pensieri presente fin dalla prima edizione); per questi motivi non è stata usata per l’analisi. In sostanza le successive edizioni primonovecentesche, anche a causa della scomparsa dell’autore e all’assenza di un successivo curatore, ricalcano la prima edizione e l’osservazione di Bruno Migliorini che il vocabolario sia stato «ritoccato e un po’ ridotto in successive edizioni» (Migliorini 1961: 116) fa probabilmente riferimento al Nomenclatore scolastico, che presenta «una minore ricchezza del materiale lessicale» rispetto all’edizione standard (cfr. Trifone 1994: 149). Descriveremo quindi la prima edizione indicando, di volta in volta, le piccole discrepanze ravvisate nelle successive edizioni.

Il primo volume si apre con due note «NB: Per essere più facilmente in grado di rintracciare le parole, le frasi, ecc., che cerca, il lettore troverà alla fine dell’opera la spiegazione, il prospetto, il quadro del meccanismo, per dir così, ossia del metodo, del sistema che l’autore ha adottato nella sua compilazione» e «AVVERTENZA IMPORTANTE. – Le parole in carattere aldino corsivo portano con sè un rimando, un riferimento, come fossero accompagnate da un V. (vedi); hanno cioè un articolo proprio» (nelle successive edizioni, come l’ed. Treves del 1920, queste due note iniziali vengono riunite e poste in un apposito paragrafo intitolato Avvertenze e posto dopo l’introduzione a cura dell’editore illustrata nei prossimi paragrafi).

Segue una nota a firma «Editrice Aldo Manuzio» (che resterà invariata nonostante il cambio di casa editrice in tutte le successive edizioni) intitolata Al cortese lettore, nella quale l’editore si dice sicuro che il lettore comprenderà «facilmente» perché «il Nomenclatore differisca essenzialmente da tutti i vocabolari della lingua italiana fin qui pubblicati». Infatti, continua, anche dando un’occhiata «rapidissima» ci si accorgerà che le voci non si limitano a spiegare una parola, «unica funzione specifica di tutti gli altri vocabolari», ma che «mette intorno ad essa [...] tutta una legione, una pleiade di altre parole» che hanno con la voce principale e tra loro «relazione, affinità, analogia».

L’editore si affretta a marcare la distanza con i vocabolari metodici «da quello del Carena a quello dei signori Fanfani e Frizzi, del Palma, ecc.». Questi, infatti, trattano solo una piccola porzione del lessico, quello domestico, delle arti, dei mestieri, per lo più distribuita in «grandi categorie, zeppe di parole a migliaia» in cui «a grande stento [...] vi si può trovare quel che si cerca». In questi vocabolari, continua l’editore, le parole sono come «sentinelle morte», prive di vita, si presentano ai lettori come «pietre sepolcrali d’un camposanto». Nel Nomenclatore, invece, le parole sono vive, «saltano fuori da sé, vivaci, garrule».

Precisando che l’opera è sostanzialmente ancora in fieri – tanto che ci vorranno 3 anni per l’uscita del secondo volume! –, viene ribadito quanto già detto nel Nota Bene iniziale, cioè che solo al termine del secondo volume il lettore troverà «una spiegazione completa, un chiarimento esplicito e del concetto e del metodo» seguiti dall’autore, ribadendo come, tuttavia, questa servirà solo a esplicitare ciò che è di per sé evidente e facile da comprendere sfogliando e utilizzando il nomenclatore.

Il primo volume include i lemmi da a a eziandio, seguiti da un’Appendice di aforismi, massime, pensieri di 13 pagine di colore rosso comprendenti 78 argomenti (da abitudine a età). All’apertura del lemmario, in nota a piè pagina, è ripetuta l’avvertenza iniziale: «le parole in carattere aldino corsivo portano con sé un rimando, un riferimento, come fossero accompagnate da un v. [vedi]» (questa nota si conserverà in tutte le successive edizioni). Il testo, ad esclusione della nota iniziale Al cortese lettore dell’editore, è disposto su due colonne per pagina.

Chiude il primo volume un elenco di 24 abbreviazioni.

Il secondo volume si apre con l’AVVERTENZA IMPORTANTE già presente in apertura del primo volume. Il volume include i lemmi da f a zuzzurellone. Seguono tre pagine, sempre a doppia colonna, di Giudizi della stampa (pp. 1622-1624) che raccolgono un regesto di 25 articoli apparsi tra il 1910 e il 1911 per lo più su quotidiani milanesi, ma non manca il «Piccolo della Sera» (Trieste), il «Marzocco» (Firenze), la «Tribuna illustrata» (Roma) fino al «Bullettin bibliographique et pedagogique du Musée Belge» (Lovanio, Parigi, Berlino).

Dopo questo regesto autocelebrativo troviamo, finalmente, la già annunciata nota dell’autore, intitolata Il perché e il come di questo vocabolario. Qualche norma per usarlo, che occupa 5 pagine a doppia colonna ed è datata 20 marzo 1912. Dopo aver spiegato che la dicitura Tesoro della lingua italiana non si riferisce al contenuto della sua opera, che non pretende certo di comprendere tutto il lessico italiano presente e passato, ma si riferisce alla qualità della lingua italiana, che è «un vero, un cospicuo tesoro, una vera, un’autentica gemma, che non indegnamente riflette gli splendori delle due lingue madri, il latino e il greco, spente alla vita, non alla gloria», in contrapposizione alla povertà dell’eloquio del parlante che non sia «dotto onniscente» o «filologo per professione». L’autore spiega la genesi e la natura analogica dell’opera con il tentativo di ovviare a quella spiacevole sensazione di avere le parole «sulla punta della lingua, come si usa dire» e di non poter ovviare a queste lacune mnemoniche se non «per via di avvolgimenti, di stiracchiamenti più o meno onorati e onorevoli sotto il nome di perifrasi» ma che risultano essere «incresciosissimi sempre».

L’uso del dialetto per nominare gli oggetti comuni è definito un «vezzo generale» che impedisce di padroneggiare il lessico degli oggetti di uso quotidiano: «sapremmo dire tutti, a bruciapelo, come si chiama la parte più larga e più rilevata d'un anello, o la parte inferiore d'una carrozza, o il pezzo di metallo o d'altro che si mette sul candeliere per raccogliere le sgocciolature della candela?». Difficoltà che si aggravano se «la parola appartiene al campo tecnico e scientifico». Questo inconveniente, ci dice Premoli, «sarebbe subito tolto di mezzo quando un vocabolario, oltrechè spiegarci che cosa sia l'anello, la carrozza, il candeliere, ci dicesse anche il nome delle parti componenti o inerenti».

Successivamente Premoli parla del «sistema» che ha permesso di strutturare il volume, che dovrebbe permettere al lettore di «trarne, come da un arcolaio, il filo conducente alle parole da ricercarsi». L’opera si presenta come una «matassa» di «voci più complesse, più comprensive» che hanno attorno, «come satelliti, un corteo maggiore di altre voci». L’autore sottolinea come queste voci “satelliti” non siano affatto «secondarie», ma che, in quanto evidenziate dal carattere aldino corsivo, sono importanti per il lettore in quanto «lo invitano a casa loro, per dire al posto che esse, secondo l'ordine alfabebetico [sic], occupano nel vocabolario». Insomma il dizionario è ordinato alfabeticamente, ma per ogni lemma ha una struttura “metodica”: un oggetto, per esempio, verrà descritto in modo analitico, includendo tutte le sue parti, gli usi e tutto quello che ha a che fare con lui. Alcuni dei termini utilizzati in questa descrizione, segnalati con il carattere aldino corsivo, avranno entrate autonome, disposte in ordine alfabetico, che a loro volta richiameranno altri termini e così via. Come afferma l’autore, «risulterà [...] che qui siamo fuori dal sistema dei parziali vocabolari chiamati metodici, e siamo fuori anche dall'analogismo preso come fondamento dal Boissière, in Francia».

Istruttiva la descrizione della genesi dell’opera e dei criteri seguiti per la sua realizzazione:

«Bisognava, mi dicevo (pensando all'abbozzo della compilazione) procedere dall'infinito al finito, dalla periferia al centro, da un ordine generale (siano cose, fatti, fenomeni, ecc.), giù, giù, per gradi successivi, fino agli ultimi particolari: sicchè, da una concezione qualunque molto larga e quindi facile, seguendo il filo (non aspirante a gareggiare con quello d'Arianna) dall’aldino corsivo, riesca di arrivare al punto, ossia alla parola o alla locuzione che si cerca: [...] bisogna, mi dicevo, prendere le mosse dall'universo, per il motivo semplicissimo che comprende tutto; prenderne le mosse e accennarvi solo le parti, gli elementi, le figure principali che gli appartengono».

Dopo questa introduzione abbiamo due pagine di errata-corrige in quanto «un disgraziato incidente» ha fatto sì che alcune pagine del Vocabolario fossero state stampate «senza lettura da parte dell'autore». Segue la seconda parte dell’Appendice di aforismi, massime, pensieri di 23 pp. con 279 argomenti (da fama a voluttà) e un’ultima pagina intitolata Spiegazione di alcune abbreviazioni che contiene un elenco di 15 abbreviazioni con, in calce, nuovamente l’AVVERTENZA SPECIALE sul carattere aldino corsivo.

Nel secondo volume dell’edizione Treves-Treccani-Tumminelli, non datata, è presente, prima dell’errata corrige e dell’Appendice un Supplemento di vocaboli e frasi dell’uso più recente di 35 pp.

A corredo dell’opera sono poste 60 tavole sinottiche, 28 nel vol. 1 e 31 nel vol. 2, di cui 4 a colori (XXXIII, XIV, XXXV, XXXVI).

Per quanto riguarda le fonti utilizzate da Premoli, pur non essendo indicate in nessun luogo, è stato dimostrato (Trifone 1994: 178) come oltre al Dizionario Moderno di Alfredo Panzini (di cui erano già uscite presso l’editore Hoepli di Milano le prime due edizioni nel 1905 e nel 1908), l’autore abbia largamente attinto al Dizionario universale di scienze, lettere ed arti curato da Michele Lessona e Carlo A. Valle (pubblicato a Milano presso i Fratelli Treves tra il 1874 e il 1875) e alla Pìccola enciclopedia Hoepli, diretta da Gottardo Garollo e stampata a Milano tra il 1892 e il 1895.

Macrostruttura

II Vocabolario Nomenclatore di Palmiro Premoli è un’opera straordinaria nel panorama della lessicografia italiana, caratterizzata da un impianto analogico e onomasiologico. A differenza dei tradizionali vocabolari alfabetici o descrittivi, che seguono un’impostazione semasiologica (dalla parola al significato), il Nomenclatore organizza il lessico a partire dai concetti, mettendo in evidenza le relazioni semantiche e funzionali tra i termini. Questo approccio non solo facilita l’esplorazione del lessico italiano attraverso associazioni tematiche e sinonimiche, ma lo rende anche uno strumento ideale per chi desideri approfondire le connessioni tra le parole in una prospettiva interdisciplinare.

Mentre i dizionari metodici, con cui pur condivide alcuni aspetti, spesso catalogano il lessico in campi tematici rigidi, come ad esempio “il corpo umano” (mano, cuore, stomaco), “strumenti musicali” (violino, flauto, tamburo), “fenomeni naturali” (pioggia, vento, sole), il Nomenclatore sfrutta un’organizzazione più flessibile e orientata all’analogia. Sebbene l’opera di Premoli ordini i termini in modo rigorosamente alfabetico, l’organizzazione analogica consente all’utente di superare questa linearità attraverso rimandi interni e associazioni semantiche. La flessibilità esplorativa del Nomenclatore valorizza i collegamenti tra concetti anche distanti, creando una rete di significati interconnessi. Il risultato è uno strumento che combina il rigore di un ordine alfabetico con la libertà di una consultazione tematica dinamica.

L’opera presta particolare attenzione al lessico tecnico-specialistico, senza tuttavia isolarlo rigidamente. Termini appartenenti a discipline come la chimica, la medicina, l’ingegneria e altre scienze sono integrati in un sistema di rimandi interni che ne facilita l’approfondimento e li collega al lessico comune. Questa integrazione riflette l’intento dell’autore di creare uno strumento non solo per specialisti, ma anche per studenti e studiosi interessati a comprendere come il sapere tecnico si inserisca nel più ampio contesto della lingua italiana.

Il lemmario, suddiviso in due volumi (A-E e F-Z, col secondo volume che ha quasi il doppio delle pagine del primo), si caratterizza per una lemmatizzazione ibrida che, come abbiamo visto, combina l’ordine alfabetico con un’organizzazione concettuale. Le voci sono spesso arricchite da rimandi interni (le parole che nella definizione sono in carattere «aldino corsivo» hanno un’entrata autonoma), che guidano l’utente attraverso percorsi di significato analogici. Inoltre, l’opera è completata da un’appendice contenente aforismi e riflessioni linguistiche, e da un apparato iconografico che rafforza l’aspetto didattico e visivo del vocabolario.

Struttura lemma

La soluzione adottata da Premoli è un compromesso tra l’orientamento onomasiologico e quello semasiologico. Le voci sono ordinate alfabeticamente in modo da favorire la rapida ricerca da parte del lettore del termine “universale”, ma all’interno di ogni voce c’è una ricca serie di altre parole che ampliano e raffinano la ricerca riguardo alla parola desiderata: «al nome di un oggetto sono aggiunti i nomi delle sue parti, delle sue funzioni, della sua specie, insomma di tutto ciò che abbia con esso attinenza, analogia, relazione» (Trifone 1994: 149).

Data la mole di ogni singola voce – per esempio fotografia occupa sette colonne distribuite su quattro pagine (vol. II: 148-51) – risulta più opportuno procedere esaminando i singoli elementi al posto di concentrarsi su un’unica parola.

A lemma, in grassetto con l’iniziale maiuscola, sono posti, come dichiarato dall’autore, i termini più “universali”, che è poi possibile ritrovare in accezioni specifiche all’interno di altre voci. Tuttavia questo principio non è sempre seguito: si prenda, per restare nel campo semantico della fotografia, le voci fotocalcografia, fotocollografla, fotocromotipia, che troviamo a lemma, curiosamente cumulate l’una dopo l’altra in un’unica entrata col rimando «Detto a fotografia». Stesso rimando per fotogenico, fotoglittia, fotoglittografia termini molto più settoriali di fotografare o fotògrafo, che sono comunque trattati allo stesso modo. Potrebbe, inoltre, creare confusione l’uso del carattere aldino corsivo: a volte le parole all’interno delle voci sono ulteriormente evidenziate con l’utilizzo del grassetto (e in questi casi si ha la ragionevole certezza di ritrovare l’entrata nel lemmario), ma non sempre a un termine in corsivo corrisponde un’entrata. S.v. fotografia, per esempio troviamo acetilene e dagherrotipia, entrambi in corsivo a cui corrisponde un’entrata, mentre la polirematica luce al magnesio, che pure è in corsivo, non ce l’ha, così come non troviamo l’entrata conformismo, che pure troviamo in corsivo s.v. religione (vol. II: 1075).

L’accento grafico è posto solo sulle parole tronche e talvolta sono presenti accenti di cortesia, per es. fotògrafo, anche se è stato osservato che «il criterio seguito è piuttosto opinabile» (Trifone 1994: 229).

Le categorie grammaticali non sono quasi mai presenti. La poca cura per questo aspetto è evidenziata anche dal fatto che nella tavola delle abbreviazioni abbiamo solo confusi e incompleti riferimenti alle categorie grammaticali: «ad. adiettivo», «agg. aggettivo o aggiunto», «avv. avverbio», «n. p. neutro passivo» e «superl. superlativo».

Le note linguistiche, in generale, sono ridotte all’osso. L’intento dell’autore è quello di presentare ogni voce come una piacevole lettura, quasi una sorta di monografia. Per questo le diverse accezioni dei significati non sono evidenziati in alcun modo, ma poste semplicemente l’una dopo l’altra, separate dal punto fermo o il punto e virgola.

Sebbene la maggioranza delle voci abbia un’estensione notevole, non mancano voci che in apparenza sembrerebbero compilate sbrigativamente. Si prendano come esempi «Accenditòio. Arnese per accendere candela, lume, ecc.» (vol. I: 9), «Acetilene. Qualità di gas» (vol. I: 14) e «Adragante. Qualità di gomma» (vol. I: 23). Tuttavia, seguendo, il fil rouge del carattere aldino corsivo s.v. candela leggiamo che un accenditoio è «quel qualunque arnese che si adopera per accendere candele o altro lume; particolarmente, mazza o canna, con in cima un pezzetto di stoppino o di strega, per accendere candele o altri lumi posti in alto o comecchessia discosti» (vol. I: 383); s.v. gas scopriamo che l’acetilene è un «gas scolorito, di odore sgradevole, che abbrucia con fiamma fuligginosa: è il più semplice e il più stabile dei carburi di idrogeno; si ottiene dal carburo di calcio decomposto dall’acqua» (vol. II: 192) e s.v. gomma che la gomma adragante si impiega in farmacia «per preparare pastiglie, tavolette, pillole, nonchè il cosidetto unguento di glicerina».

Altre entrate, come abbiamo già visto per fotocalcografia, hanno semplicemente la dicitura «Detto a» seguito dal rimando in carattere aldino corsivo grassetto dell’entrata più generale (in questo caso alla voce fotografia).

Tolti però questi casi, le definizioni, ampie e dal sapore enciclopedico, costituiscono uno degli aspetti più affascinanti del Vocabolario Nomenclatore di Palmiro Premoli. Si prendano, come esempi, quella di fotografia – «voce che significa “scrittura per mezzo della luce”: si chiama così l’arte di riprodurre, per mezzo della luce e con preparati chimici, sul vetro e poi sulla carta, l’immagine delle persone e delle cose (se su lastra metallica e negativam., dagherrotipia); l'immagine stessa (volgarm., ritratto), e anche il locale al l’uopo»; o quella di fuoco, dal sapore quasi alchemico – «Fluido imponderabile formato di luce e di calorico; sviluppo di luce e di calore per effetto di combustione; nel linguaggio comune, un combustibile attualmente infiammato o anche solo acceso: elemento comburente, distruttore; foco, fornace (figur., gran fuoco), igne (lat., ignis), vampa. Fu già oggetto di culto presso molti popoli»; o, ancora, quella di mare, di cui riportiamo il primo paragrafo, ricordando che la voce occupa sette colonne (vol. II: 534-37):

«Mare. Il complesso delle acque che coprono la superficie del globo terrestre; ciascuna delle grandi porzioni di questo complesso, nel qual caso accompagnato da un aggiunto che lo determina: acqua, acqua infinita, acqua salsa, alto sale, arena; grande fonte, grande mare, gran padre Oceano; impero di Nettuno, instabil suolo; liquidi piani, lizza del ceruleo smalto; maggior vase (poet.), mare schiavo, mare tosco, maricello, marina, marine schiume; Nettuno, Nettuno scotiterra, oceano, onda, onda amara, onda delle equoree vene, onde salate, ondosa pianura; pelago, pianura del mare, ponto; regno ampio dei venti; salati stagni (poet.), sale, sale del tridentato nume, salsedine madre, salsi frutti, schiuma, stagno, suol marino; Teti; tridentier dalle cerulee chiome (marino, del mare, che nasce nel mare, che si serve del mare, che sta nel mare: equoreo, marittimo, oceanico, oceanino, ondoso, pelagico; transmarino, oltremarino, d'oltremare, di là dal mare, oltramare). Si solca, si percorre il mare con ogni sorta di nave, anche con la barca, col battello, e a Venezia con la gondola; vi si immerge il sottomarino. Sul mare si esercita la pesca».

In quest’ultima definizione abbiamo incontrato la marca d’uso poet. ‘poetico’. L’utilizzo di marche d’uso è francamente poco sistematico e coerente: onda delle equoree vene o regno ampio dei venti non sembrano meno poetici di salati stagni. Del resto appare evidente che «all’autore preme dare lunghe liste di sinonimi ed espressioni sinonimiche più che segnalarne la vitalità o l’ambito» (Trifone 1994: 227). Così tra i non pochi sinonimi di occhio − «ciglio, favilla, finestra del cuore, fonte di pianto, guardo, lanterna (scherz.); luccante, lucciante, lucente, (v. a.), luce (poet.), lucerna, lume; messaggero del core, ministro della luce; […] parte ministra della luce, porta dell'anima, pupilla; raggio, sguardo, sole (poet.), stella, stelluzza; vedente, […] veggente, vista» − non è ben chiaro il criterio secondo cui finestra del cuore, fonte di pianto o porta dell’anima non meritino la marca poetica accordata a sole e luce. Per fare solo un altro esempio, sono del tutto assenti marche d’uso nei non pochi e pittoreschi sinonimi di postribolo, che l’autore definisce ‘luogo in cui la prostituta, insieme con altre, fa mercato di sé’: «bacchea, barbagia, carnaio, bordello, casa di cartello, casa di tolleranza, casino, chiasso, fottitoio; luogo di perdizione, di perduti costumi; lupanaio, lupanare, lupanario, mal luogo, summenio, tempio di Venere impudica, tempio di Venere pandemia».

Sono comunque indicate nella Spiegazione di alcune abbreviazioni le seguenti marche: famil. ‘familiarmente’, figur. ‘figuratamente’, peggior. ‘peggiorativo’, poet. ‘poetico, poeticamente’, propriam. ‘propriamente’, prov. ‘proverbio’, scherz. ‘scherzosamente’, spreg. ‘spregiativo’, v. a. ‘voce antiquata, voci antiquate’ a cui vengono aggiunte, nella Spiegazione di alcune abbreviazioni in calce al secondo volume burocr. ‘burocratico’, diplom. ‘diplomaticamente, in linguaggio diplomatico’, iron. ‘ironico’, neol. ‘neologismo’, non us. ‘non usato’, pleon. ‘pleonasticamente, pleonasmo’, term. leg. ‘termine legale’, term. scient. ‘termine scientifico’, v. disus. ‘voce disusata’.

Assenti marche specifiche per indicare l’origine regionale di un termine. Sotto questo punto di vista è stato dimostrato come il toscano sia «alla base delle scelte del dizionario» rappresentando «la norma a cui rifarsi per una nomenclatura unificata di determinati ambiti lessicali» (Trifone 1994: 213). Tuttavia Premoli non rinuncia ai geosinonimi, indicando l’origine regionale di un termine o tra parentesi tonde (si vedano, per esempio, i vari sinonimi della voce grambiale «davantale (romagn.), grembiule, grembio, pancella, pannuccia, traversa (veneto), zendado, zinala, zinnale») o estesamente nella stessa definizione (come per la parola casellante, definita all’interno della v. ferrovia come «termine dialettale lombardo per indicare la guardia di un tratto di strada ferrata» o, ancora, pivello, definita nella v. giovane come «voce lombarda ed emiliana: dicesi di giovincello pretensioso per petulanza ed eleganza»).

Per quanto riguarda i neologismi «la fonte più sfruttata dal Premoli [...] è il DM [Dizionario Moderno] del Panzini», che alla data di uscita del Vocabolario Nomenclatore contava già due edizioni (1905 e 1908). In generale Premoli è ben disposto ad accogliere le parole nuove, non dimostrando troppe preclusioni di stampo puristico e nei pochi casi in cui queste traspaiono sono un debito nei confronti del purismo, di per sé comunque moderato, presente nelle definizioni panziniane.

Edizioni

Dopo la prima edizione, pubblicata a Milano in due volumi tra il 1909 (A-E) e il 1912 (F-Z) presso l’editore Aldo Manuzio, nel 1913, presso l’editore Treves, esce una riduzione in volume unico destinata all’uso scolastico intitolata Nomenclatore scolastico (che avrà ristampe almeno fino al 1933). Mentre tutte le edizioni successive sono sostanzialmente delle ristampe anastatiche, si segnala che nel 1916 per l’editore Sonzogno esce un’edizione con, in appendice, un Prontuario di voci arabo-tripolitane compilato dal prof. Eugenio Levi e che un’edizione non datata (ma verosimilmente risalente ai primi anni Trenta) per i tipi Treves-Treccani-Tumminelli aggiunge un Supplemento di vocaboli e frasi dell’uso più recente. Nel 1989 esce una ristampa anastatica della prima edizione, con lievi aggiustamenti editoriali, senza l’Appendice e il Supplemento, per l’editore Zanichelli di Bologna.

Nr volumi: 2
Nr colonne: 2
Premoli, Palmiro VEDI
Autore
1856-1917


Levi, Eugenio VEDI
Collaboratore
1876-1966


Fonti dell'opera


  • Dizionario universale di scienze, lettere ed arti, a cura di Michele Lessona e Carlo A. Valle, Milano, Fratelli Treves, 1874-1875.

  • Alfredo Panzini, Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari italiani, Milano, Hoepli, 1905.

  • Alfredo Panzini, Dizionario moderno. Supplemento ai dizionari italiani, Milano, Hoepli, seconda edizione, 1908.

  • Pìccola enciclopedia Hoepli, diretta da Gottardo Garollo, Milano, Hoepli, 1892-1895.

Studi


  • G. Calvi, Palmiro Premoli – Vocabolario Nomenclatore, «Rivista bibliografica italiana», XVIII (1913): 1-4;

  • Maurizio Trifone, Ordine analogico e retrodatazioni. A proposito del «Vocabolario Nomenclatore» di Palmiro Premoli, «Nuovi annali della focltà di Magistero dell’Università di Messina», XII (1994): 135-236.

  • Maurizio Trifone, Il lessicografo Palmiro Premoli (1856-1917), in Simona Pilia (a cura di), Minori e minoranze tra Otto e Novecento, Cagliari, CUEC: 81-92.

  • voce Premoli, Palmiro, in Enciclopedia on line, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana.

    https://www.treccani.it/enciclopedia/palmiro-premoli/

Opere dell'autore


  • Palmiro Premoli, Vocabolario Nomenclatore illustrato. Il tesoro della lingua italiana. Spiega e suggerisce parole, sinonimi, frasi, con Supplemento di vocaboli e frasi dell’uso più recente, Milano, Treves-Treccani-Tumminelli, s. a.

  • Palmiro Premoli, Il Vocabolario Nomenclatore, ristampa anastatica de Il tesoro della lingua italiana, conforme all'edizione originale pubblicata nel 1909-12 dalla Casa Editrice Aldo Manuzio, Bologna, Zanichelli, 1989.

  • Palmiro Premoli, Vocabolario Nomenclatore, Genova, Dioscuri, 1990.

  • Palmiro Premoli, Vocabolario Nomenclatore, La Spezia, Melita, 1990.

  • Palmiro Premoli, Vocabolario Nomenclatore Illustrato, Milano, Fratelli Treves, 1920, 2 voll.

  • Palmiro Premoli, Nomenclatore scolastico, Milano, Treves, 1913.

  • Palmiro Premoli, Il nomenclatore italiano, con un Prontuario di voci arabo-tripolitane compilato dal prof. Eugenio Levi, Milano, Sonzogno, 1916.

Altro


  • Valeria Della Valle, La Lessicografia, in Luca Serianni, Pietro Trifone (a cura di), Storia della lingua italiana, vol. I. I luoghi della codificazione, Torino, Einaudi, 1993: 29-91.

  • Pier Vincenzo Mengaldo, Il Novecento, Bologna, il Mulino, 1994.

  • Bruno Migliorini, Che cos’è un vocabolario, Firenze, Le Monnier, 1961.

  • Luca Serianni, Il secondo Ottocento, Bologna, il Mulino, 1990.

  • Maurizio Trifone, recensione a P. Premoli, Il Tesoro della Lingua italiana. Vocabolario Nomenclatore illustrato (spiega e suggerisce parole, sinonimi, frasi), voll. 2, Milano, Società ed. «Aldo Manuzio», 1909-1912 (ristampa anastatica: Bologna, Zanichelli, 1989), «Lingua Nostra», LII (1991): 125-28.

  • s. n., Cronaca Contemporanea, «Civiltà Cattolica», XLVIII, vol. X della XVI serie, 1897: 612-40.

  • s. n., La morte di Palmiro Premoli, Corriere della sera, 29 giugno 1917: 3.

  • ICRA

    https://icrivoltadadda.edu.it/le_scuole/palmiro-premoli-agnadello/

Scheda a cura di

Scheda a cura di
Stefano Miani
Ultima modifica
29/07/2025
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