Morselli, Guido

1912-1973

Tipologia

Persona

Luoghi

Bologna, Varese, Gavirate (Varese)

Qualifiche

Scrittore

Attività

Le notizie sulla vita e la cronologia delle opere di Guido Morselli si ricavano soprattutto dai lavori di Fortichiari (in particolare si veda la cronologia in Morselli 2002) e da Terziroli 2018. Malgrado una vita apparentemente inoperosa, come dovette apparire al «concretissimo» padre, rammaricato dall’«estraneità al “fiume sociale”» di un figlio che «nella società di allora (e anche di oggi) non era nessuno» (così il fratello Mario, in Fortichiari 2001: 41), Morselli ebbe una dedizione non comune al lavoro, ovvero allo studio e alla scrittura. Lo rivelarono alla sua morte la biblioteca personale, aggiornata e ricca di appunti e inserti, che si conserva attualmente nella Biblioteca Civica di Varese, e le numerosissime pagine di prosa narrativa e saggistica che lasciò (a suo dispetto) quasi del tutto inedite, e che nel 1994 confluirono nel patrimonio del Centro per gli studi sulla tradizione manoscritta di Autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, donazione dell’erede Loredana Visconti Merchiori, figlia della sorella minore di Guido. Oltre ad alcuni articoli su testate giornalistiche, in vita Morselli aveva pubblicato solo il saggio Proust o del sentimento con Garzanti, prefato da Antonio Banfi, suo professore di filosofia al liceo Parini di Milano (Morselli 1943), e i dialoghi Realismo e fantasia con Bocca (Morselli 1947). Solo dopo la sua prematura scomparsa videro la luce, con le edizioni Adelphi, i romanzi che rivelarono un maestro nascosto della narrativa del Novecento: Roma senza papa (Morselli 1974), Divertimento 1889 e Contro-passato prossimo (Morselli 1975a e 1975b), Il comunista (Morselli 1976), Dissipatio H.G. (Morselli 1977a), Un dramma borghese (Morselli 1978), Incontro col comunista (Morselli 1980), Uomini e amori (Morselli 1998), oltre al saggio Fede e critica (Morselli 1977b). Pagine che erano state ignorate da «uomini di cultura ed editori» con una «costanza di distrazione e di rifiuto» da cui si diceva ferita Maria Corti (1997: 94), tormentata da «inesauribili interrogativi» di fronte ai «cinque grandi scatoloni» accolti nel suo Centro manoscritti. Oggi è noto come la penna di Morselli, impegnata anche in un fitto resoconto diaristico quotidiano, solo parzialmente testimoniato dalla selezione proposta nel Diario da Valentina Fortichiari e Giuseppe Pontiggia (Morselli 1988), abbia intrecciato narrativa, storia, fantascienza e filosofia, affrontando inoltre magistralmente il genere breve del racconto, il respiro saggistico e il taglio giornalistico: si pensi agli articoli riuniti in La felicità non è un lusso (Morselli 1994), ai racconti raccolti in Una missione fortunata (Morselli 1999) e nel recente Gli ultimi eroi (Morselli 2024), dove sono confluiti anche gli inediti progetti cinematografici. Non si era, invece, ancora, fatta conoscere la vena lessicografica dell’eclettico scrittore, capace di cambiare così spesso «pelle letteraria», con le parole di Dante Isella: il Dizionario dietetico, di cui Isella seppe abbastanza da considerarlo un progetto «curioso» (Fortichiari 2001: 101), è in realtà l’insospettabile premessa dei grandi romanzi per i quali era noto, ad oggi, Guido Morselli.

Storia

Guido Morselli nasce a Bologna il 15 agosto 1912 da genitori emiliani. La madre, Olga Vincenzi, figlia di un noto avvocato bolognese, muore quando Guido ha dodici anni. Il padre, Giovanni, sarà amministratore delegato e presidente della manifattura di farmaci Carlo Erba di Milano per quasi quarant’anni, oltre che deputato delle Corporazioni al Parlamento durante il ventennio fascista e presidente dell’Associazione nazionale dell’industria chimica (cfr. Fortichiari 1984, 2001 e 2002, Petrillo 2006, Terziroli 2018). Per il primo figlio maschio, tale padre desidera una carriera da avvocato: Guido si laurea in Legge nel 1935 a Milano, dove la famiglia si è trasferita, contenendo la predilezione per la filosofia a cui lo avrebbero avviato le amate lezioni del suo professore al liceo Parini, Antonio Banfi. Divenuto allievo ufficiale degli alpini a Bassano del Grappa, Guido rinuncia presto al posto di lavoro alla Caffaro trovatogli dal padre, e nel 1938 ottiene da questi un vitalizio che gli permetterà di dedicare l’esistenza alla lettura e alla scrittura, affiancate da un interesse non marginale per la natura. Lo stesso anno Giovanni Morselli, che dal 1916 possiede una villa in via Limido a Varese, acquista dei terreni a Gavirate. Trascorsi gli anni della seconda guerra mondiale prima in Valle Susa, poi sull’isola sarda di Sant’Antioco, quindi all’Accademia militare di Modena e, per tre anni, in Calabria, in fanteria, rientrato a Varese Guido frequenta con assiduità queste zone boschive a nord-ovest di Varese: vi si trasferisce piuttosto stabilmente a partire dagli anni Cinquanta, in una casa disegnata da lui (priva di telefono e di elettrodomestici), nella località il Sasso di Gavirate. Abbandonatala nel 1972 per dei fastidiosi disturbi dai quali si sentiva minacciato – più che dall’«invasione» dei ghiri, per la quale aveva chiesto consiglio persino a Konrad Lorenz (interpellato per lettera nel 1968; Cfr. Morselli 2009: 125-126) –, si toglie la vita la notte del 31 luglio 1973 a Varese in via Goldoni, nella casa dei custodi della villa di Via Limido.

Opere collegate
  • Dizionario dietetico (1956) VEDI
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